Candidatura di Beppe Grillo al PD
Lo sappiamo, siamo un portale che parla di enogastronomia, ma la notizia sulla candidatura di Beppe Grillo non può non destare interesse anche nel nostro settore: se le cose si mettono male si rischia di non avere neanche i soldi per mangiare al ristorante ! Beppe Grillo, nel suo Blog di ieri 12 luglio scrive: ”Il 25 ottobre ci saranno le primarie del PD. Voterà ogni potenziale elettore. Chi otterrà più voti potrà diventare il successore di gente del calibro di Franceschini, Fassino e Veltroni. Io mi candiderò. Dalla morte di Enrico Berlinguer nella sinistra c’è il Vuoto. Un Vuoto di idee, di proposte, di coraggio, di uomini. Una sinistra senza programmi, inciucista, radicata solo nello sfruttamento delle amministrazioni locali. Muta di fronte alla militarizzazione di Vicenza e all’introduzione delle centrali nucleari. Alfiere di inceneritori e della privatizzazione dell’acqua. Un mostro politico, nato dalla sinistra e finito in Vaticano. La stampella di tutti i conflitti di interesse. Una creatura ambigua che ha generato Consorte, Violante, D’Alema, riproduzioni speculari e fedeli dei piduisti che affollanno la corte dello psiconano. Un soggetto non più politico, ma consortile, affaristico, affascinato dal suo doppio berlusconiano. Una collezione di tessere e distintivi. Una galleria di anime morte, preoccupate della loro permanenza al potere. Un partito che ha regalato le televisioni a Berlusconi e agli italiani l’indulto.
Io mi candido, sarò il quarto con Franceschini, Bersani e Marino. Partecipo per rifondare un movimento che ha tolto ogni speranza di opposizione a questo Paese, per offrire un’alternativa al Nulla.
Il mio programma sarà quello dei Comuni a Cinque Stelle a livello nazionale, la restituzione della dignità alla Repubblica con l’applicazione delle leggi popolari di Parlamento Pulito e un’informazione libera con il ritiro delle concessioni televisive di Stato ad ogni soggetto politico, a partire da Silvio Berlusconi. Temi troppo duri per le delicate orecchie di un Rutelli e di un Chiamparino. Ci sono milioni di elettori del PDmenoelle che vorrebbero avere un PDcinquestelle. Con questo apparato affaristico e venduto non hanno alcuna speranza. Il PDmenoelle è l’assicurazione sulla vita di Berlusconi, è arrivato il momento di non rinnovare più la polizza. Arrivederci al 25 ottobre!”
La Stampa scrive: Prima che, come diceva Marx, la storia da tragedia si ripeta in farsa, qualcuno faccia qualcosa. Anzi, mettiamola così: prima che il congresso del Partito democratico diventi la sceneggiatura per il prossimo film dei fratelli Vanzina, bisogna che i massimi dirigenti di questo partito intervengano, mettano un freno alle fesserie che vengono dette addirittura da chi si è candidato a leader (vedi Ignazio Marino sul presunto stupratore militante), organizzino la discussione evitando le polemiche più stupide o volgari tra loro e soprattutto stabiliscano regole limpide perché questa discussione e il suo esito abbiano un senso comunicabile al Paese.
Altrimenti si rischia di passare l’estate a inseguire Beppe Grillo, un comico, che si candida a segretario di un partito che disprezza e che non sa nemmeno bene cosa sia, magari imitato da altri suoi colleghi: i due fratelli Guzzanti per esempio sarebbero un ottimo ticket, Vauro un fantastico segretario organizzativo e Maurizio Crozza un perfetto portavoce.
Oppure, e qui la farsa diventa tragica, a controllare se per caso il prossimo stupratore, rapinatore, scippatore, truffatore o delinquente generico abbia in tasca la tessera del partito, o se prima era stato comunista, diessino, democristiano di sinistra o della Margherita. E metti caso lo fosse stato, vai con i giornali che sparano titoli e vai, ovviamente, con dirigenti più o meno importanti che se ne escono su questioni morali inventate su due piedi (mentre non si affrontano quelle vere, che ci sono eccome), su quanto e come si debba controllare chi si iscrive, magari – perché no? – proponendo seriamente che prima di accettare un nuovo adepto gli si faccia un check-up sanitario completo di test psichiatrico… Ovviamente esteso a parenti e affini.
Esageriamo? Non tanto vista la situazione in cui si dibatte quello che dovrebbe essere il principale partito di opposizione, che in teoria (solo in teoria) sarebbe l’alternativa a Berlusconi. Un Berlusconi che finora è stato messo in difficoltà solo da se stesso e da inchieste giornalistiche sulle sue avventure sessuali, mentre chi è stato votato ed eletto per contrastarlo non c’era o se c’era dormiva. Allora, bisogna che questi leader politici si sveglino dal loro torpore politico e prendano qualche iniziativa degna di questo nome.
Innanzitutto spiegando al Paese chi sono e cosa vogliono fare, ovvero se ha ancora un senso questa avventura politica che finora non ha prodotto i frutti sperati. E poi mettendo in chiaro, parlando in italiano e non in politichese, quali sono le differenze tra Franceschini e Bersani, tanto per sapere per quale motivo un qualsiasi elettore di centrosinistra dovrebbe votare l’uno o l’altro. E infine, ma soprattutto, spiegando urbi et orbi in cosa consista il programma di questa forza politica, in cosa si differenzia da quello dell’attuale governo: sull’economia, sul lavoro, sulla società, sull’informazione, sull’etica pubblica. Forse è colpa loro, ma diversi milioni di italiani non l’hanno ancora capito.
Il Tempo scrive: Segue dalla prima L’annuncio è arrivato dalle pagine del suo democraticissimo blog, quello dove non regala mai uno straccio di risposta diretta ai suoi interlocutori. Quello stesso blog dal quale aveva spesso tuonato (magari usando caratteri neri e massicci perché si vedessero meglio sullo schermo) che non si sarebbe «mai e poi mai candidato al Parlamento». Per lui Montecitorio è un luogo immondo, nel quale pullulano facce patibolari, come in un porto australe del Seicento. Del resto, da tempo Grillo auspica, attraverso una delle sue proposte di legge, che quei malfattori dei condannati in via definitiva in qualche processo non possano sedere a Montecitorio. Tra questi, per dire, c’è anche D’Alema, ma anche lui stesso, il Robespierre dei poveri, che ha purtroppo la fedina penale macchiata da un “omicidio colposo plurimo”: la tristissima vicenda di un vecchio incidente stradale. Ma per tutto si può trovare una scappatoia dialettica: basta mescolare protervia e ingegno. Saprà certamente, l’aspirante segretario, convincere i Democratici, che tra quelle “zoccole” (ipse dixit) da lui individuate a Palazzo Madama non vi sono senatrici Pd, anche se la querela che si beccò dopo l’intemerata in Commissione fu bipartisan. Non che Grillo abbia sempre torto: come quando, ridendo luciferino da un fotoritocco alla Karl Marx sopra il suo proclama internettiano, che «dalla morte di Enrico Berlinguer nella sinistra c’è il Vuoto. Un Vuoto di idee, di proposte, di coraggio, di uomini. Una sinistra senza programmi, inciucista, radicata solo nello sfruttamento delle amministrazioni locali». Vero, ma quando Topobeppe si augura di «diventare il successore di gente del calibro di Franceschini, Fassino e Veltroni», non capisci più se quella è ironia riuscita male o se si sia già persuaso della propria grandeur: in entrambi i casi, ci sarà da riflettere. Come farà l’Arruffapopoli a convincere gli elettori che alle primarie Pd del 25 ottobre sarà lui l’uomo da scegliere? Che, come sostiene, è «l’alternativa al nulla»? Se la giocherà con Dario il Traghettatore, con Ignazio lo Scienziato, con Pierluigi lo Statista: come farà ad accreditarsi anche con la stampa progressista, visto che Scalfari da tempo ripete che le sue proposte di legge sono «incostituzionali e autoritarie»? E sopratutto, ce la farà ad essere credibile come ispiratore di un futuro più ecologico e pulito, lui che è inciampato sulla scarsissima efficacia della «biowashball», quella palla da infilare in lavatrice senza detersivo, che propaganda come un imbonitore da tv locale, e che tutti i test di laboratorio definiscono «niente più che acqua calda»? Se glielo fai notare, Topobeppe s’incazza, e ti sputa un vaffa personalizzato, anche senza adunate in piazza. S’adombra quando vengono pubblicati i suoi guadagni (più di 4 milioni di euro nel 2005), s’adonta quando gli ricordano della sua Ferrari («l’ho venduta», soffia) e della barca («venduta pure quella, belin!»). Si stranisce quando gli fanno notare che le presunte lettere di Benedetto XVI e Hu Jintao a lui destinate, e come tali pubblicate sul blog, non sono altro che rielaborazioni di discorsi pubblici. E s’inacidisce come gli yogurt che reclamizzava, quando gli vien sottolineato che la sua idiosincrasia per i rom non è esattamente un viatico per comandare a sinistra. Il nucleo del suo programma? «Un’informazione libera con il ritiro delle concessioni televisive di Stato ad ogni soggetto politico, a partire da Silvio Berlusconi». Quelle reti dove non ha mai lavorato, ma dove trova buona sponda nel Gabibbo di Ricci. Dalle sponde dei giovani Pd, giudicano «un boomerang» la candidatura di Topobeppe. Qualcuno, fuori dal recinto, esulta: Di Pietro la definisce una «gran bella notizia», perché «così anche noi dell’Italia dei Valori potremo avere interlocutori ai quali non fa schifo dialogare». Bell’intesa a sinistra, con Robespierre e il Questurino. A meno che non sia tutta una boutade provocatoria, come ipotizza Fassino a tarda sera: «Grillo non è un aderente al Pd, non può correre. E non penso accetteremmo la sua iscrizione». Tiè. Stefano Mannucci.
Il Corriere della Sera scrive: «Non serve un commissario liquidatore»
Pittella: «Grillo? Il Pd ha bisogno di ben altro». Orlando: «Per guidare un partito bisogna volergli un po’ di bene»
MILANO – Il Pd emana una nota “burocratica”: «Per candidarsi a segretario nazionale del Partito Democratico occorre essere iscritti ed essere in regola con i requisiti d’iscrizione: riconoscersi nel Manifesto dei valori, nel Codice etico e nello Statuto del Pd». Ma l’annuncio di Beppe Grillo di voler correre per la segreteria del partito e presentarsi alle primarie del 25 ottobre fa venire più di un mal di pancia. Gianni Pittella, coordinatore organizzativo della mozione Bersani, la mette giù dura: «Al di là dei requisiti formali che servono per partecipare al congresso, se il Pd avesse bisogno di un commissario liquidatore, Grillo, viste le cose che dice sul Partito Democratico, sarebbe un ottimo candidato. Ma al Pd serve ben altro: un segretario che gli dia la forza per essere il primo partito di opposizione».
«VUOLE RILANCIARE CARRIERA» – Sulla stessa linea Andrea Orlando, portavoce del Pd: «Al di là delle regole e degli statuti, che crediamo impediscano questo tipo di candidatura, il fatto che più conta è che per guidare un partito, o meglio ancora per guidare un progetto politico, bisogna volergli almeno un po’ di bene. E non mi sembra che in questi anni Grillo abbia dimostrato di voler bene a questo progetto. La candidatura mi sembra essere stata dettata più per rilanciare una carriera artisticamente un po’ in declino, piuttosto che da una seria volontà politica». Lapidario il commento di Ignazio Marino: «Prendo la candidatura di Grillo come una buona notizia. Significa che avremo un tesserato in più». Durissimo Piero Fassino: «Grillo non è iscritto al Pd e lo ha attaccato di continuo. La sua candidatura è un boutade un po’ provocatoria e non c’è alcuna ragione per considerarla una cosa seria. Bisogna vedere se noi accettiamo la sua iscrizione al partito e non penso che si possa accettare. Per correre per la segreteria non basta l’iscrizione. Per me la cosa finisce qua».
«UNO SBADIGLIO LO SEPPELLIRÀ» – Commenti negativi anche dai Giovani del Pd. «Posso parafrasare un motto molto in voga nel ’68? Dico a Grillo che uno sbadiglio lo seppellirà. Non ho preoccupazioni, vivo serenamente questa sua uscita, in modo molto laico – ha detto il presidente, Fausto Raciti, a Sarzana per la prima festa dei Giovani Democratici a cui sono stati invitati i tre candidati Franceschini, Bersani e Marino -. È la ricerca di un po’ di palcoscenico politico, una mossa a carattere promozionale. Grillo venderà qualche biglietto in più al prossimo spettacolo. Non ci tocca minimamente». Per Angelo Petrosillo, segretario dei giovani Pd della Puglia, «non andrebbe fatto candidare perché è una persona culturalmente incompatibile con i valori del Pd: le primarie sono uno strumento utile per aprirsi ma senza smarrire la propria identità». «Mi sembra una cosa poco seria – aggiunge Matteo Bianchi, vicesegretario della Liguria -. Per me non ha un progetto e non prende sul serio nemmeno lui la partecipazione. È solo una trovata pubblicitaria, ma non deve farlo a spese del Pd. Le primarie non sono un gioco».
«BUROCRATI NON LO BLOCCHINO» – Il comico incassa invece il plauso di un già candidato, l’outsider Mario Adinolfi che fa un «appello ai burocrati del Pd affinché non impediscano nei fatti la candidatura di Beppe Grillo». «Se lo fa con serietà, se non è una boutade estiva, se conosce e accetta le regole e si sottopone al vaglio degli iscritti al Pd iscrivendosi lui stesso entro i termini stabiliti, a me viene da dire solo una cosa a Beppe Grillo: benvenuto tra noi» dice il candidato, che con Grillo condivide la passione del blog. «Ho paura che tra qualche giorno scoprirà che le modalità di presentazione al congresso sono complesse e burocratiche, ma deve essere serio e evitare grida qualunquiste» conclude.
DI PIETRO: «DISTURBA IL MANOVRATORE» – Tra i favorevoli c’è anche il presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, secondo cui «la candidatura di Grillo a segretario del Pd è una gran bella notizia. Così anche noi dell’Italia dei Valori potremmo avere interlocutori ai quali non fa schifo dialogare con la nostra forza politica, salvo poi cercare voti al momento delle elezioni come pretendono i notabili del Pd. Peccato che con una scusa o un’altra la sua candidatura, come la mia delle precedenti primarie, verrà respinta perché non si deve disturbare il manovratore». Duro invece il commento di Luigi Li Gotti, sempre dell’Idv: «È un uomo di spettacolo, un comico e si comporta come tale. Usa tutti i mezzi per fare spettacolo ma cosa diversa è fare politica. Finché si tratta di provocazione va bene, ma guai se quello di Grillo si trasformasse in impegno politico diretto». Infine, per Marco Travaglio «è la notizia più divertente del decennio»: «È geniale – aggiunge -. Credo che sicuramente prenderebbe un sacco di voti. Le ultime elezioni europee hanno dimostrato che è sufficiente mettere qualcuno che dica cose vere e forti e la gente ci si attacca e lo vota». Quanto agli altri candidati alle primarie: «Non so come reagiranno, ma se non ricordo male quando alle primarie si candidarono personaggi come Di Pietro, Furio Colombo e Pannella si trovarono dei geroglifici formali per non farli candidare».