Carta dei giornalisti, il decalogo del Corriere della Sera

Carta dei giornalisti, il decalogo del Corriere della Sera

In occasione dei 150 anni dalla fondazione del «Corriere della Sera», le giornaliste e i giornalisti della testata hanno scelto di rinnovare pubblicamente un impegno fondamentale: quello verso i lettori, veri punti di riferimento del loro lavoro. Con la nuova Carta, viene riaffermato un patto di fiducia costruito nel tempo, fondato su responsabilità precise e condivise. Responsabilità che hanno accompagnato la storia del primo quotidiano del Paese, che continua a essere, prima di tutto, il giornale di chi lo legge. Il documento nasce da un’urgenza chiara: offrire una bussola deontologica capace di orientare il lavoro giornalistico in un’epoca in cui le linee tra informazione e promozione si fanno sempre più sottili. Ribadisce con forza un principio fondamentale: il diritto dei cittadini a ricevere un’informazione completa, onesta e chiaramente separata da qualsiasi messaggio pubblicitario. Un impegno preso nei confronti di ogni singolo lettore, ma anche verso sé stessi, perché chi scrive ha il dovere di interrogarsi sulla qualità e sull’integrità dei contenuti che propone.

La responsabilità dell’informazione nel piatto: cosa ci insegna la “Carta dei giornalisti del Corriere della Sera”

Nel mondo dell’enogastronomia, dove la comunicazione è spesso intrecciata con promozione, pubbliche relazioni e storytelling, un documento come la Carta dei giornalisti del Corriere della Sera merita attenzione anche da chi scrive di cibo, vino e ristoranti. Pubblicata in occasione dei 150 anni della testata, questa Carta non è solo un patto deontologico interno, ma una dichiarazione di intenti che può servire da riferimento più ampio.

Tra le righe del testo si legge una forte volontà di proteggere l’autorevolezza dell’informazione, distinguendola in modo netto dal messaggio pubblicitario. È un tema particolarmente rilevante nel nostro ambito, dove non è raro imbattersi in contenuti che mescolano recensioni, sponsorizzazioni e pubblicità nativa in modo poco trasparente.

La Carta, firmata dai giornalisti della redazione, afferma che “i giornalisti si impegnano a rifuggire collaborazioni dirette con sponsor o aziende investitrici” e “si astengono dal postare sui social commenti o immagini riconducibili a prodotti o aziende collegabili a sponsorizzazioni”. Queste linee guida, se applicate anche nel giornalismo gastronomico, aiuterebbero a ristabilire un rapporto di fiducia con chi legge, guarda o ascolta.

Non si tratta di demonizzare il marketing o la collaborazione tra brand e comunicatori. Ma è essenziale che, quando si scrive di un vino, di uno chef o di un ristorante, sia chiara la distinzione tra giudizio critico e messaggio promozionale. La fiducia dei lettori si conquista con la coerenza, non con l’ambiguità.

Questa Carta, pur pensata per una grande redazione generalista, lancia un messaggio che riguarda tutti: chi racconta il mondo del cibo ha una responsabilità verso il pubblico, verso i produttori onesti e verso la verità dei fatti. Riaffermare questa responsabilità è un atto di serietà che rafforza la credibilità dell’intero settore.

Scrivere di gastronomia non è solo raccontare sapori, ma anche contribuire a una cultura del consumo consapevole. E per farlo, servono le stesse basi indicate dal Corriere della Sera: indipendenza, trasparenza e rispetto per chi legge. Questa Carta rappresenta, insomma, un passo concreto verso il futuro del giornalismo, che non può prescindere da un rapporto trasparente, corretto e rispettoso con chi legge, guarda o ascolta.