Il Gruppo Campari valuta la cessione di Averna, Braulio e Zedda Piras

Il Gruppo Campari valuta la cessione di Averna, Braulio e Zedda Piras

Si è ormai ampiamente diffusa la notizia secondo la quale il Gruppo Campari, colosso milanese dei liquori, starebbe valutando la cessione di Averna, Braulio e Zedda Piras, i tre marchi storici e simbolici del panorama alcolico italiano. Una notizia che preannuncia un cambio di strategia e una ridefinizione delle priorità del gruppo, attirando così l’attenzione non solo degli operatori del settore ma anche degli appassionati.

Identità locali e ambizioni internazionali: perché il Gruppo Campari potrebbe cedere Averna, Braulio e Zedda Piras

La possibile vendita di Averna, Braulio e Zedda Piras da parte del Gruppo Campari non nasce da difficoltà dei brand ma da un’operazione di razionalizzazione. Fondato nel 1860, il Gruppo Campari ha negli anni consolidato la propria presenza prima in Italia e poi nel resto del mondo, giungendo oggi a contare oltre 50 brand nel proprio portafoglio, alcuni dei quali (come Averna, Braulio e Zedda Piras) fortemente legati al proprio territorio d’origine e per questo difficili da posizionare sul mercato globale e potenzialmente cedibili con l’obiettivo di concentrare investimenti e risorse su marchi più adatti a sostenere la crescita del gruppo su scala globale, generando così maggiore redditività.

Il ruolo di Averna, Braulio e Zedda Piras nella storia e nel futuro del Gruppo Campari

Fare un passo indietro di fronte ad una decisione che sta facendo parlare l’intero settore dei liquori è non solo possibile ma doveroso. Nonostante Averna, Braulio e Zedda Piras siano oggi infatti riconosciuti come i brand meno forti e con minor potenziale del Gruppo Campari, negli ultimi decenni hanno tutti e tre, ognuno con la propria storia, rappresentato l’identità italiana del gruppo e, come tali, meritano un approfondimento.

Tra i tre marchi potenzialmente cedibili, Averna è senza dubbio il più noto a livello globale. L’amaro nasce in Sicilia nel 1868 e, con il suo profilo aromatico complesso, ottenuto dall’infusione di erbe, radici e spezie con gli olii essenziali delle arance amare e dei limoni, diventa ben presto simbolo del rituale mediterraneo del dopo pasto in famiglia, costruendo attorno a sé un immaginario fortemente legato alla propria terra d’origine e trasformandosi in un prodotto iconico anche al di fuori del mercato italiano. La sua acquisizione da parte del Gruppo Campari è relativamente recente; risale al 2014 ed avviene assieme a quella di Braulio, l’amaro valtellinese nato a Bormio nel 1875 e famoso per la sua ricetta a base di erbe, bacche e radici e per il suo sapore complesso che, nonostante abbia sempre goduto di un seguito fedele nella ristorazione di montagna e non sia mai stato un brand di massa, ha permesso al Gruppo Campari di ampliare la propria presenza non solo geografica ma anche culturale nel mondo degli amari italiani.

Discorso a parte va fatto per Zedda Piras, il mirto di Sardegna fortemente radicato nella cultura isolana e caratterizzato da un aroma intenso che è stato acquisito dal Gruppo Campari nel 2002. In quell’anno il gruppo stava vivendo una fase di grande espansione e puntava, al contrario di ciò che avviene oggi, a valorizzare prodotti legati a tradizioni regionali. Per questo, in un momento storico come quello che stiamo vivendo, in cui il Gruppo Campari sta diventando sempre di più un player internazionale focalizzato su brand ad alto potenziale globale e a maggiore efficienza operativa, la scelta di lasciare brand come Averna, Braulio e Zedda Piras sotto la guida di aziende più specializzate o più vicine ai territori che sappiano valorizzarne l’identità locale non può che essere considerata coerente.

La possibile cessione di Averna, Braulio e Zedda Piras non rappresenta un passo indietro, ma piuttosto un’evoluzione naturale del percorso di crescita del Gruppo Campari, oggi sempre più orientato verso una dimensione internazionale e verso marchi capaci di generare valore su scala globale. Allo stesso tempo, affidare questi tre marchi storici ad aziende maggiormente in sintonia con i territori da cui provengono permetterebbe di preservarne l’eredità culturale e identitaria. In questo equilibrio tra espansione globale e radici locali, la scelta del Gruppo Campari appare quindi non solo coerente con la propria strategia, ma potenzialmente benefica anche per il futuro dei marchi coinvolti.