Il mese di maggio si sta per concludere, portando con sé gran parte della stagione primaverile che lascerà presto spazio all’estate. Abbiamo però ancora del tempo per assaporare il gusto unico di tutti quei piatti tipici che, dal nord al sud Italia, colorano le tavole in questo periodo dell’anno. Ecco allora a te le 5 specialità regionali da assaggiare prima che inizi la stagione estiva.
5 piatti che raccontano la primavera italiana dal nord al sud Italia
Dalla dolcezza degli asparagi veneti al carattere deciso delle erbe spontanee dell’Appennino, passando per la delicatezza dei carciofi laziali e la tradizione della pasta fresca emiliana, fino alla semplicità rustica di fave e pecorino, ogni piatto primaverile porta con sé sapori, storie e tradizioni profondamente radicate nei propri territori d’origine.
Asparagi alla Bassanese
Coltivati lungo le rive del Brenta e noti per il loro gusto dolce e la loro consistenza tenera, gli asparagi bianchi di Bassano del Grappa DOP sono un ingrediente imprescindibile nella cucina primaverile veneta, dove vengono tradizionalmente lessati, accompagnati da uova sode tritate e conditi con sale, pepe, olio extravergine d’oliva e aceto, ma anche serviti in chiave gourmet con l’aggiunta di uova poché o tartufo nero.
Frittata con erbe spontanee
Nell’Appennino centrale, la primavera è sinonimo di raccolta di erbe selvatiche amare o aromatiche, come la pimpinella, la cicoria e la vitalba, che crescono spontanee nei prati e ai margini dei sentieri e che, una volta raccolte, vengono scottate in padella e mescolate con uova, formaggio e, a volte, cipolla per creare frittate saporite e nutrienti. Si tratta di una preparazione povera, ma ricca di significato, da sempre legata alle festività pasquali. Ogni famiglia ha infatti una sua personale versione della frittata con erbe spontanee, legata anche e soprattutto alla disponibilità e alla zona.
Carciofi alla romana
La stagione del carciofo romanesco termina a fine maggio ed è proprio questo il momento perfetto per assaporarlo nella sua versione più celebre, alla romana, ovvero mondato, farcito con un trito di mentuccia, aglio e prezzemolo e cotto in un tegame con olio e acqua fino a diventare morbidissimo. È un piatto simbolo della cucina del Lazio, che si distingue per l’uso sapiente delle erbe aromatiche locali e che viene spesso servito come antipasto o contorno in alternativa al carciofo alla giudia, che è invece fritto e legato alla tradizione ebraico-romana.
Tortelli alle ortiche
Nelle principali provincie emiliane, le ortiche raccolte a primavera sono un ingrediente davvero prezioso. Una volta sbollentate e tritate, diventano infatti il ripieno perfetto, insieme a ricotta e Parmigiano Reggiano, per i tortelli, un classico della pasta fresca emiliana spesso condito semplicemente con burro fuso e salvia. La tradizione vuole che la pasta, tirata a mano e chiusa in formati variabili in base alla zona, venga preparata solamente in primavera, quando le ortiche sono più tenere e meno pungenti.
Fave e pecorino
Realizzato affiancando fave crude appena sgranate e fettine di pecorino stagionato o semi-stagionato, fave e pecorino è in realtà un piatto simbolico ma significativo, legato alla cultura contadina delle regioni centro-meridionali. Tradizionalmente consumato il primo maggio, durante le scampagnate e le feste popolari, questo piatto semplice rappresentava infatti un’occasione di condivisione e convivialità, a volte accompagnato con pane casereccio o vino rosso giovane.
Approfittare delle ultime settimane di primavera per gustare queste specialità regionali significa non solo celebrarne la stagionalità, ma anche riscoprire un patrimonio gastronomico che, anno dopo anno, continua a raccontare l’identità del nostro paese. Sono piatti che non solo parlano di stagioni, ma anche di territori, culture e tradizioni.