MasterChef 3, passione, sogno e cucina… e forse non muoro
Il 19 dicembre è andata in onda la prima puntata di MasterChef 3 Italia ed io c’ero, perché le trasmissioni cult, esattamente come il cibo, se non le assaggi non lo sai mica se ti piacciono oppure no. Riconfermati i tre giudici, Bruno Barbieri, lo chef tascabile, Carlo Cracco, l’unico in crisi di autostima visto che intitola il suo ultimo libro “A qualcuno piace Cracco ”, e Joe Bastianich, la versione calva della perfida Crudelia De Mon, idolatrato dai daltonici che non corrono mai il rischio di confondere il colore delle sue scarpe.
Quanto ai concorrenti, c’è Alberto che ha goduto delle ricchezze della sua famiglia e si è interessato all’arte (a proposito a che tipo di professione ci si riferisce quando si dice nella vita mi sono interessato all’arte?) ed adesso vuole impegnarsi in qualcosa, c’è Jessica, operaia metalmeccanica con due bambine a casa, c’è Marco, regista e sceneggiatore con i capelli ricci sempre davanti agli occhi, c’è Michele G., cassintegrato orgoglioso di fare il casalingo, c’è Federico, il medico di Torino, Enrica, l’agente di commercio con la “c” aspirata, Almo, albergatore di lusso per cani, Laura, single e disoccupata, Michele C., il capocantiere centauro, Rachida, casalinga marocchino-bergamasca, già star celebrata nel web per le sue dichiarazioni spinoziane, Salvatore, impiegato con il mare nel passato.
A MasterChef 3 tutte umanità degne di rispetto. Cosa le accomuna? Hanno tutte pronunciato, al momento della selezione, la formula “ la cucina è la mia passione ed il mio sogno è fare della cucina la mia professione”. Voglio dire, tutte queste umanità, ripeto, tutte degne di rispetto, considerano il cibo uno strumento di cambiamento, un mezzo per migliorare la propria condizione sociale e la propria percezione di sè. Se la politica abdica, la tv si fa carico delle passioni e dei sogni dei cittadini-spettatori-aspiranti chef. Perché la passione è così grande ed il sogno così radicato che Marco, regista e sceneggiatore con i capelli ricci sempre davanti agli occhi, accetta passivamente che Joe gli dia del “coglione”e Laura, single e disoccupata, sorrida a mezza bocca di pessime battute sulla sua vita amorosa e sessuale. Conta il sogno, non il rospo che devi digerire per realizzarlo. Anche quando il rospo è che ti si manchi di rispetto e si offenda la tua dignità. Conta il sogno, conta che puoi essere proprio tu il prossimo Masterchef, tu, sì, proprio tu, il cassintegrato, l’impiegato, l’albergatore, il medico, la casalinga, l’agente di commercio.
Come è democratica la tv, pure trasversale alle appartenenze sociali! Perché i cuochi sono diventati modelli vincenti a cui ispirarsi, altro che scienziati ed astronauti. Roba d’altri tempi. Li chiamano Celebrity Chef, personaggi seguitissimi, desiderati, invidiati, imitati, fotografati, con o senza il grembiule. Come è democratica la tv, pure trasversale al talento! Perché poco importa se poi i concorrenti che hanno la cucina per passione e la cucina come sogno di professione non sappiano distinguere trofie da strangolapreti e pennette rigate da mezze penne rigate. Che il dubbio ti viene, a me viene, che questa passione non sia poi così grande ed il sogno non così radicato. Che se il dubbio diventa certezza, il piatto si fa avvelenato, no, vero, vorrai mica che muoro?