Nei ristoranti i clienti spendono sempre meno: tra crisi e diete ecco cosa succede in Italia
Crisi economica con conseguente paura o impossibilità a spendere al ristorante, da un lato, maggiore attenzione a ciò che si consuma e diete sempre più orientate al consumo di alimenti “poveri”, dall’altro, mettono sempre più in difficoltà i conti dei ristoratori che, non solo devono fronteggiare la riduzione dei clienti, ma – di quelli rimasti – devono anche fare attenzione alla spesa media che viene prodotta. Ma se il ristoratore può obiettare poco sulla riduzione dei pasti fatti fuori casa (effettivamente le famiglie sono state colpite da uno tsunami di tasse e non hanno alternative), d’innanzi alle diete praticate nei propri locali da parte di clienti poco orientati a grandi abbuffate, davvero perde le staffe.
Durante i miei continui spostamenti da nord a sud, sempre in stretto contatto con tantissimi ristoratori di tutta Italia, sento che il loro malcontento non è tanto procurato dal numero di clienti che si riduce, quanto dall’irritante e irriverente (lo dicono loro, non io) ordinazione che alcuni fanno: un insalata e un contorno; oppure un antipasto e un caffè; o ancora un primo con un bicchiere di acqua. Un consumo pro capite ridotto all’osso che non sempre è figlio di una momento di crisi ma anche di una sempre più crescente attenzione a ciò che si ingerisce. I ristoratori tuonano contro i clienti “canarini” che fanno perdere tempo, che consumano poco e che “potrebbero starsene a casa loro invece che venire qui!”
Personalmente, per la prima volta, non mi trovo d’accordo con i miai amici ristoratori. Come dico sempre, oggi il proprietario di un ristorante è prima di tutto un imprenditore, persona che deve essere capace di leggere i tempi e capire come il mondo sta cambiando. Se fossi il titolare di un ristorante non biasimerei affatto la scelta di un mio cliente; non lo rimprovererei di venire nel mio ristorante una volta di più per mangiare anche una sola insalata, piuttosto cercherei di capire se il trend è potenzialmente in aumento per muovermi di conseguenza.
L’atteggiamento snob verso un tipo di consumo diverso è sbagliato, anche perché – pensateci – potrebbe diventare addirittura un business.