L’origine della vicenda
È diventata un caso nazionale la notizia, rilanciata nei giorni scorsi da diverse testate, di una sanzione amministrativa elevata all’azienda dolciaria Lavoratti 1938, con sede a Varazze, in provincia di Savona. La società, che nel 2020 è stata rilevata anche dal conduttore televisivo Fabio Fazio, è stata oggetto di accertamenti da parte dei Carabinieri del Comando Tutela Agroalimentare, che hanno portato a tredici sanzioni per un importo totale inizialmente quantificato in quasi 100 mila euro.
I controlli risalgono al febbraio 2024 e riguardano irregolarità nella corretta indicazione dell’origine di alcuni ingredienti a denominazione protetta, come il pistacchio verde di Bronte DOP e la nocciola tonda di Giffoni IGP, utilizzati in alcune referenze di cioccolato, creme spalmabili e altri prodotti dolciari.
Gli ingredienti sotto accusa
Secondo quanto riportato dai verbali ufficiali, e confermato successivamente da comunicati aziendali, nei prodotti Lavoratti sarebbero stati utilizzati pistacchi siciliani privi della certificazione DOP e nocciole piemontesi, nonostante le etichette riportassero le denominazioni di origine protetta relative a Bronte e Giffoni.
In totale, sono state sequestrate circa 1.200 confezioni tra cioccolato e praline, pari a quasi 150 chilogrammi di merce. Contestualmente, sono state ritirate circa 5.400 etichette ritenute non conformi. L’azienda, in seguito alla sanzione, ha provveduto al pagamento con uno sconto del 30%, come previsto dalla normativa, portando l’importo effettivo a circa 62.400 euro.
Il ruolo del Codacons
A intervenire con forza sulla questione è stato il Codacons, che ha annunciato la presentazione di un esposto formale e l’avvio di un’azione risarcitoria a tutela dei consumatori. L’associazione ha contestato la presunta scorrettezza delle informazioni fornite in etichetta, ritenendo che i clienti abbiano acquistato i prodotti sulla base di indicazioni ingannevoli.
Secondo l’associazione, il caso va ben oltre l’aspetto formale delle irregolarità e investe direttamente la trasparenza nei confronti del consumatore. Per questo motivo è stata richiesta la possibilità di ottenere un risarcimento per chi ha acquistato i prodotti interessati.
La difesa dell’azienda Lavoratti
Attraverso una nota firmata dall’amministratore delegato Alessia Parodi, Dolcezze di Riviera Srl – società proprietaria del marchio – ha fornito la propria versione dei fatti, sottolineando come la sanzione fosse già stata “sanata” ben quattordici mesi prima della sua diffusione pubblica e come il packaging fosse stato regolarizzato subito dopo.
In particolare, l’azienda ha precisato che l’indicazione “Nocciola tonda di Giffoni IGP” era stata validata in precedenza dalla Camera di Commercio di Torino, un ente specializzato in materia di etichettatura alimentare. La dicitura è stata successivamente sostituita con “Nocciola del Piemonte IGP”, ritenuta più corretta.
Per quanto riguarda il pistacchio, la società ha chiarito che solo 106 prodotti (44 tavolette e 62 vasetti) sono risultati non conformi, poiché realizzati con pistacchi acquistati per test tecnici e non destinati alla commercializzazione di massa. Nelle produzioni regolari, ribadisce Parodi, viene utilizzato esclusivamente pistacchio certificato DOP.
Il risvolto mediatico e le dimissioni di Fazio
La presenza tra i soci di Fabio Fazio – seppure con una quota del 5% – ha contribuito a dare ampia risonanza al caso, con una copertura mediatica che ha spesso posto l’accento più sulla figura pubblica del conduttore che sull’effettiva entità della sanzione.
A pochi giorni dalla notizia, lo stesso Fazio si è dimesso dalla carica di presidente del consiglio di amministrazione, seguito dalla moglie Gioia Selis, anche lei presente tra i soci. Il gesto è stato interpretato da alcuni come una presa di distanza per proteggere l’immagine personale, da altri come un atto di responsabilità nei confronti dell’impresa.
Etichettatura alimentare e margini di errore
Il caso Lavoratti solleva anche una riflessione più ampia sul tema dell’etichettatura alimentare e sulle sue complessità. In Italia, il rispetto delle denominazioni protette è regolato da norme stringenti che prevedono sanzioni anche in presenza di errori formali. L’episodio mette in luce quanto possano essere sottili i confini tra un’infrazione sostanziale e una non conformità di tipo tecnico, soprattutto in ambiti dove entrano in gioco enti di controllo, interpretazioni normative e pareri autorevoli ma non vincolanti.
Una questione di proporzioni
Il confronto tra la quantità di prodotti oggetto di contestazione e il totale della produzione annua evidenzia che l’anomalia ha riguardato una frazione molto limitata dell’intero assortimento dell’azienda. Ciò non ha impedito che l’episodio fosse utilizzato, almeno in parte, come pretesto per mettere in discussione l’integrità dell’impresa e dei suoi soci più noti.
L’azienda, dal canto suo, ha dichiarato di voler continuare a operare “con trasparenza, serietà e attenzione alla qualità”, riservandosi inoltre di intraprendere azioni legali contro chi ha, a loro dire, leso gravemente la reputazione costruita in anni di lavoro.
Lavoratti: sanzione pagata subito ma la Camera di Commercio aveva validato l’etichetta
“La sanzione è stata sanata e il packaging regolarizzato immediatamente” chiarisce, in una nota, Alessia Parodi, amministratore delegato di Dolcezze di Riviera Srl, proprietaria del marchio di cioccolata Lavoratti 1938. “La sanzione amministrativa ricevuta ben quattordici mesi fa, riguarda un’etichettatura relativa alla Nocciola Tonda di Giffoni, ritenuta non conforme dal nucleo dei Carabinieri, sebbene validata da un parere della Camera di Commercio di Torino, ente specializzato in etichettatura alimentare.”
Il caso Lavoratti 1938 non è solo una questione di etichette: è anche un esempio di come l’intersezione tra imprese, media e opinione pubblica possa generare effetti amplificati, soprattutto quando coinvolge personaggi noti. Al di là delle opinioni personali, resta il fatto che la vicenda è ora sotto esame anche da parte delle associazioni dei consumatori, che chiedono trasparenza e correttezza come elementi imprescindibili in ogni fase della filiera alimentare.