Le sgagliozze di Finella tra i 101 Best Place to Eat – a Bari
I ristoranti italiani degni di entrare a far parte della Europe 101 Best Place to Eat? Sono 7 e tra questi c’è Finella una “donna molto vecchia che ha un solo dente, e si siede su uno sgabello basso con una pila di polenta che assomiglia ad una pila di lingotti d’oro. Di fronte a lei è un calderone di olio bollente.” Non lo dico io che, pur barese d.o.c., potrei tranquillamente essere incolpato di eccessivo ardore campanilistico; si chiama invece Jamie Oliver, alfiere della sana alimentazione, colui che a trent’anni appena compiuti era stato incaricato dall’allora Primo Ministro britannico Tony Blair di combattere la crescente obesità giovanile riorganizzando i menu delle mense scolastiche del Regno Unito… è stato lui a dirlo!
La classifica completa, redatta da alcuni tra i migliori chef del mondo, è stata stilata per ogni continente. Per ognuno sono stati individuati 101 luoghi migliori per assaporare le delizie locali. Luoghi, non necessariamente canonici ristoranti (ahhh meno male!). In Italia, ad esempio, due dei sette best places sono a Cortona (AR), di cui uno è un camioncino della porchetta. Uno strano caso di densità se si considera che Senigallia (in cui i ristoranti di Moreno Cedroni e Mauro Uliassi distano appena una dozzina chilometri) non è citata.
E ancora, i migliori spaghetti alla carbonara, secondo Tim Love, chef del Lonesome Dove Western Bistrò a Fort Worth, Texas, si mangiano al Caffè Duomo di Firenze. «È un segno tangibile di quello che succede in Italia – ha dichiarato lo chef Filippo La Mantia – le persone cercano la normalità. Se l’avessero chiesto a me avrei risposto Pane e Panelle».
Possiamo quindi riassumere che nella classifica dei 101 Best Place to Eat ci sono i tortellini in brodo di Modena, i salumi e i ravioli fatti a mano di Cortona, lo stinco di vitello di Cormons, gli spaghetti alla Carbonara e pollo fritto mangiati a Firenze e le sgagliozze di bari Vecchia. Non uno dei tanti ristoranti di Bari, quindi, ma 1 mq occupato da pentola, olio bollente e tanta farina di mais.
Che per i baresi quei quadratini fritti di polenta siano una bontà irrinunciabile è fuori discussione, però diaciamo la verità: stupisce veder figurare questa prelibatezza nostrana nella classifica delle sette bontà culinarie italiane stilata dal settimanale statunitense Newsweek… “chi lo doveva dire!” mi vien da pensare con il tipico accento barese! Chi lo doveva dire che le sgagliozze baresi, fritte quasi di nascosto sotto gli archi di Barivecchia, avrebbero un giorno conquistato il titolo di “meraviglia culinaria d’Europa”?
Finella nel frattempo non si scompone… ci sorride con il suo unico dente e ci risponde “T’riiis non j’n stoon” letteralmente “Soldi non ce ne sono!”