La pasta calabrese Stroncatura (struncatura in dialetto locale) un tempo era definita la pasta dei poveri in quanto prodotto di basso costo poiché veniva prodotta con lo scarto di molitura. I vecchi saggi raccontano che per produrre la Stroncatura calabrese, si utilizzava la farina letteralmente “spazzata” da terra. Chiaramente, per motivi igienici, questa pasta non poteva essere commercializzata; la si poteva ancora trovare in poche botteghe locali, quasi come merce di contrabbando, ma di fatto era proibita. La stroncatura, così come la storia ci ha tramandato, ha origini Amalfitane giunta in provincia di Reggio Calabria per divenire un prodotto tipico di questa fantastica terra di scambi commerciali. Ancor oggi molta gente che la conosce non sa dove comprarla: la Stroncatura, infatti, la si trova difficilmente fuori dalla provincia di Reggio Calabria. Chiaramente la Stroncatura di oggi è stata adattata alle corrette norme igieniche ed è prodotta da pochissimi pastifici artigianali della piana di Gioia Tauro e Rosarno con ingredienti di qualità: grano duro, farina integrale e farina di segale. La trafilatura al bronzo e l’impasto integrale ne fanno una pasta doppiamente ruvida che trattiene tantissimo condimento.
Come si prepara la Stroncatura
La Stroncatura è un primo piatto dai sapori unici, in grado di richiamare usi e profumi di una terra all’epoca molto povera. Nonostante questo retaggio, oggi le preparazioni di questa pasta possono vantare declinazioni persino gourmet. E’ il caso della ricetta preparata dallo Chef Pietro Serafino del ristorante Zi Rosa di Riccione: lo chef di origine calabrese, infatti, ha voluto riprendere questa antica preparazione, adattandola ai sapori mediterranei tanto amati dai riccionesi. Nella sua ricetta, la Stroncatura – una volta cotta – viene ultimata in padella saltata con tonno rosso, alici del cantabrico, olive taggiasche, salsa di pomodorini gialli pugliesi e capperi; una ricetta che fa aumentare la salivazione e regala emozioni fortissime.