Uomini o donne, chi porta il grembiule in cucina?
Uomo o donna, chi cucina meglio? C’era una volta – e non c’è più – che le donne erano le regine dei fornelli. Cucinano da sempre, le donne, eppure quanta fatica fanno per far sapere che esistono quando decidono di realizzare professionalmente se stesse in cucina.
La cucina di certo nasce femmina e si tramanda femmina quindi stupisce che si contino sempre, con numeri tanto piccoli, i ristoranti che hanno a capo una chef, come se nell’immaginario collettivo la cucina delle donne restasse sempre e comunque legata alla retorica dell’angelo del focolare, dell’accudimento della famiglia. Insomma, finché si tratta di spignattare in casa, sono le migliori, ma fuori, altrove, oltre il confine della porta della loro cucina, sembrano finire nell’imbuto dell’indistinto. Alcune di loro, affermano che se uno chef è bravo, poco conta, che sia maschio o femmina. La domanda quindi è: Chi porta il grembiule in cucina? o meglio, a chi appartiene oggi il potere gastronomico?
Il cibo è un’ espressione culturale, sosteneva Claude Lèvi- Strauss, cibo e pensiero sono intimamente connessi. Il cibo ha smesso di essere semplice sostentamento, è cura, socialità, comunicazione, spettacolo. Proprio la spettacolarizzazione del cibo ha dato vita alla figura dello chef star.
A qualunque ora di un qualunque giorno, basta accendere la tv per assistere a programmi che ospitano queste nuove celebrities, tutte al maschile. Ce ne sono addirittura alcuni che un ristorante non ce l’hanno proprio e cucinano solo nei set allestiti degli studi tv. Gli chef uomini sembrerebbero essere più capaci di vendersi, sovrani del marketing redditizio e pure della vanità, avete dimenticato Carlo Cracco in versione hot su GQ che posava senza veli con le “belle della brigata” di turno? Speriamo che in fondo non volesse ribadire che per star in cucina ci vuole il pelo sullo stomaco.