Gualtiero Marchesi 83 anni e da grande vuol cucinare nelle stanze di un castello
Gualtiero Marchesi ha 83 anni e da grande vuol cucinare nelle stanze di un castello. Lo annuncia prendendosi gioco di sé, “Un Marchesi non poteva che alloggiare in un castello. Noblesse oblige !”. Dopo 20 anni lascia le lande franciacortine de “L’Albereta” per il Castello di Agrate Conturbia, in provincia di Novara, fra il Lago Maggiore ed il lago d’Orta. Un antico maniero dell ‘ XI secolo, villa gentilizia durante il Rinascimento, 3800 metri quadrati, 11 ettari di parco, per realizzare un progetto di ospitalità completo che esprime la volontà precisa di combinare arte, stile e cucina. Un passo avanti nel passato.
Figlio di ristoratori che dirigevano l’albergo “Il Mercato” a Milano, impara in famiglia l’ abc della gastronomia. Nel 1977, dopo gli studi alberghieri in Svizzera, a Lucerna, ed il perfezionamento a Parigi, fonda il suo primo ristorante a Milano. Nel 1978, il riconoscimento della stella della Guida Michelin. Nel 1986 il suo è il primo ristorante italiano che ottiene il riconoscimento delle tre stelle dalla guida francese. Più interessato all’arte culinaria che “all’astronomia gastronomica”, nel 2008 polemizza con la Guida Michelin per il metodo dei punteggi e restituisce le sue onorificenze. “Ciò che più m’indigna è che noi italiani siamo ancora così ingenui da affidare i successi dei nostri ristoranti — nonostante i passi da gigante che il settore ha fatto — a una guida francese. Che, lo scorso anno, come se niente fosse, ha riconosciuto il massimo punteggio a soli 5 ristoranti italiani, a fronte di 26 francesi. Se non è scandalo questo, che cos’è? […] Quando, in giugno, polemizzai con la Michelin lo feci per dare un esempio; per mettere in guardia i giovani, affinché capiscano che la passione per la cucina non può essere subordinata ai voti. So per certo, invece, che molti di loro si sacrificano e lavorano astrattamente per avere una stella. Non è né sano, né giusto.” E non suona come una dichiarazione d’indipendenza esclusivamente personale, è piuttosto l’eco di una rivoluzione che ancora prima di essere culinaria è umana. Marchesi è un emotivo, curioso, ha la faccia di chi si è educato al bello e al buono, che dichiara alla faccia degli inutili bizantinismi, di essere ritornato in Italia, da ragazzo, soltanto quando ebbe la certezza di aver imparato la semplicità, appassionato di vita, ad 80 anni crea la Fondazione Gualtiero Marchesi che ha come missione quelle di promuovere e valorizzare le arti, non c’è da stupirsi che abbia ancora voglia di crescere. Che una volta che il bello ed il buono ti sono apparsi, poi resta quella febbre un po’ infantile delle attività. Gualtiero Marchesi assomiglia a Cosimo Piovasco di Rondò, raccontato da Italo Calvino ne “Il barone rampante” , ribelle alle etichette, forse, anche il cuoco rampante e fantasioso, un giorno, dalla sua Ombrosa di Novara, si aggrapperà ad una mongolfiera di passaggio e sparirà nel cielo.