Un segnale fortissimo arriva dalla ristorazione fanese: più di 40 ristoratori si sono incontrati oggi presso il ristorante Alla Lanterna di Fano per scambiarsi opinioni e idee, ma soprattutto per lanciare un segnale di coesione e fronteggiare al meglio la grande crisi causata dal Coronavirus. Chiaramente al primo posto, tra i punti all’ordine del giorno, c’era l’argomento salute: “La salute prima di tutto” è, infatti, lo slogan che ha fatto da sfondo all’incontro.
Chiusi quasi tutti i ristoranti di Fano almeno fino al 3 aprile
“La salute prima di tutto”, ecco perché si è giunti alla decisione comune di abbassare le saracinesche fino al 3 aprile, anteponendo così la salute pubblica ai propri interessi economici. Il Coronavirus non conosce orari, si è detto. Inutile tenere aperti solo a pranzo – come richiesto dal decreto del Presidente del Consiglio – se il contagio è possibile a pranzo così come a cena. Ma le motivazioni che hanno portato all’estrema decisione riguardano anche tanti altri aspetti. Non è affatto conveniente tenere un ristorante aperto solo a pranzo: l’esiguo incasso del pranzo non copre nemmeno la metà delle spese e lo stato d’animo nel vedere il proprio ristorante semi-deserto non aiuta a tenere alto l’umore che è già a terra per tutto ciò che sta accadendo.
Interessi che si moltiplicano in maniera esponenziale considerando che, dietro ognuno di loro, ci sono decine (centinaia) di famiglie che traggono il proprio sostentamento economico da questa attività di ristorazione. Quello che lanciano i ristoratori fanesi è un segnale di grande responsabilità, ma anche un forte richiamo ad un impegno del mondo politico e sindacale a non vanificare questo pesante sacrificio, poiché il governo centrale ad oggi non si è assunto la responsabilità di imporre lo stop a queste attività economiche, per non assumersi il rischio di dover erogare dei contributi statali di sostegno. Annullamento di tasse, tributi ed imposte per tutto il periodo di validità del decreto ministeriale, a cominciare da quelle comunali come rifiuti, acqua e suolo pubblico. Questa è la richiesta dei ristoratori fanesi, che fermano le loro attività per non alimentare gli spostamenti delle persone, in considerazione che la sanità pubblica rischia il collasso. “Noi stiamo tutti a casa, stateci anche voi”.
Le richieste dei ristoratori: accesso al credito, ammortizzatori sociali e progetti per la futura ripresa
Saracinesche chiuse, si, ma mente aperta e lucida. L’incontro dei ristoratori fanesi – ci racconta Marco Vegliò, titolare del ristorante Il Galeone – è stato proficuo e molto più utile di quanto si potesse pensare. “Nei prossimi giorni vogliamo incontrare il sindaco Seri per fare con lui il punto della situazione e presentargli le nostre idee e soprattutto le nostre esigenze” continua lo chef fanese.
Quasi tutti chiusi i ristoranti di Fano
Anche se non tutti i ristoratori si sono trovati d’accordo con la decisione del “neo comitato” riunitosi oggi, di sicuro è stato lanciato un segnale forte che potrebbe rappresentare una linea guida da prendere da esempio da parte di tutti i ristoranti dei comuni italiani inseriti nella ex zona rossa oggi denominata zona 1. Oggi più che mai è di fondamentale importanza dare segnali forti per esigere i supporti adeguati non solo da parte del comune ma anche e soprattutto da parte del Governo e ancor più da parte dell’Europa. Si dice che non tutti i mali vengono per nuocere: di sicuro questo momento di grande difficoltà della nostra nazione segnerà una nuova epoca nella quale i diritti dei cittadini e degli imprenditori si faranno sentire a gran voce.