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Ristorante Le Quattro Spezierie di Lecce

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  • Cucina creativa
  • Specialità: cucina creativa
Ristorante non verificato

Ristorante Le Quattro Spezierie di Lecce: ecco cosa scrivono i nostri segnalatori

Il ristorante Le Quattro Spezierie di Lecce, aperto anche agli ospiti che non dimorano nel resort, è un bellissimo locale in sintonia con la sobria eleganza del complesso, dove un lusso non ostentato ma insito,  predispone a una deliziosa esperienza da vivere a cena.

Lo chef è Donato Episcopo, salentino di nascita che tanto e tanto bene ha girovagato altrove prima di sentirsi orgogliosamente pronto ad assumere il governo di così impegnativo locale nella sua terra. Lo ricordavamo specialmente nelle sue pregresse esperienze campane, alla Casa del Nonno 13 a Mercato San Severino (Sa) ed a Marennà a Sorbo Serpico (Av). Nella sua cucina - oggi qui a Lecce - troviamo elaborazioni creative a tratti sofisticate che si prestano bene ad un contesto come Le Quattro Spezierie.

L'antipasto è costituito da cuore di carciofo farcito di mursicoli di friselle e ricotta con gamberetti gallipolini appena scottati e ragù di finocchio. Il piatto è ben studiato e bene amalgamato, tuttavia patisce la colpa non sua di rendere problematico abbinamento con pressoché qualsiasi vino.

Si prosegue con il primo: maccheroncini al ferro d'ombrello con guazzetto di scorfano, frutti di mare e pomodorini al pendolo. Qui le savie reminiscenze campane dello chef si colgono nella technicality di fraseggio armonico tra i frutti di mare ed i pomodorini. Un ottimo rosato del Salento, che qui volutamente lasciamo anonimizzato (by Cantine De Falco) perché ne parleremo diffusamente altrove, comincia a mostrarsi a suo agio e allegramente traina questa portata verso la successiva: filetti di sgombro farciti di caciotta primosale leccese, pastellati al prezzemolo e parmigiana di bieta.

Bravissimo lo chef; pensate per un attimo alla denominazione del piatto, essa leggendo come declaratoria di ingredienti. Penseremmo, probabilmente, a esecuzione pasticciata con entropica sovrapposizione di sapori, gli uni a rendere debole gli altri con tutti perdenti e nessun vincitore. Ecco, così non è, grazie alla bravura dello chef che ha saputo non solo inventare il piatto ma esso sostanziare con esecuzione pressoché perfetta.

Rischioso un finale in caduta e rischio brillantemente evitato in virtù della proposizione di un dolce sontuoso: tartelletta di frolla al cacao con gelo e crema d'arancia su passata di mele cotogne. Praticamente perfetto. Gran bella cena. Servizio impeccabile, chef da applauso.

Recensione di Vincenzo D'Antonio - Italia a Tavola


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