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Ristorante I Portici Bologna di Bologna

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  • Selezione Oraviaggiando
  • Specialità: n.d.
Ristorante non verificato

Ristorante I Portici Bologna di Bologna: ecco cosa scrivono i nostri segnalatori

Siamo a Bologna e un albergo sotto i portici non è assolutamente inusuale, dato che la città ne conserva una teoria interminabile che dal centro storico arriva fino alla cattedrale di San Luca, sui colli. Invece, l’Hotel I Portici sa stupire e ha in serbo molte insolite sorprese a cominciare dalla bella Terrazza Caffetteria che è parte del complesso scultoreo del Pincio e congiunge via Indipendenza al Parco della Montagnola con affaccio su una Bologna inedita, tutta alberi e giardino. Poi ci sono le camere quasi tutte affrescate secondo i canoni delle decorazioni del primo novecento e la hall di 400mq assolutamente bianca e moderna che accoglie il visitatore in una piazzetta luminosa dotata di una verde corte interna con la luce che discende dall’alto di ampie vetrate. Infine il Teatro, piccolo gioiello, che si credeva scomparso e di cui non si avevano più notizie, che è stato riscoperto durante i lavori di recupero e di trasformazione dell’edificio.

La sua storia prestigiosa

 
Il nuovo Hotel I Portici è ospitato nell’antico Palazzo Maccaferri che fu dell’Ingegnere Giuseppe Maccaferri e che fu poi venduto negli anni '50 alla Società Elettrica Bolognese. Palazzo costruito nel 1896 su progetto di Attilio Muggia, all'interno aveva anche un ristorante e un café chantant oltre alle residenze private. L’Eden Kursaal Cafè fu inaugurato il 1° gennaio 1899 alla presenza di tutte le autorità cittadine: era una sala sfarzosa e nell'arco di un quarto di secolo fu l'unico locale di Bologna ad ospitare vedette internazionali e spettacoli all'altezza delle analoghe sale teatrali delle più importanti capitali d'Europa. Situato al piano terreno, aveva una loggia a galleria sostenuta da colonne di ghisa e il pavimento consentiva il pattinaggio. Oltre al ristorante, c’erano anche le sale da biliardo e le salette per il gioco delle carte: tutto era riccamente decorato con motivi liberty realizzati da Sante Mingazzi accompagnati da stucchi, balaustre, lampade e ferri battuti, rigorosamente in stile. L'illuminazione della sala era stata curata dalla società Ganz di Berlino e il riscaldamento era ottenuto con un impianto a vapore che diffondeva il calore tramite quelli che possono essere definiti come i primi termosifoni installati a Bologna.

La sua nuova vita

Ora, dopo un lungo restauro e restituito agli antichi splendori con il nome di Teatro Eden, ha recuperato la sua personalità di Cafè Chantant e il venerdì e il sabato sera ospita il “dinner show”, spettacolo con cena. Nella stagione autunnale, quando chiude la Terrazza sul Pincio, diventa sala per la prima colazione dell’hotel ed ospita il brunch domenicale che dalle 10 alle 15 propone anche eventi, poesia, musica, presentazioni di libri.
I Portici Hotel è classificato 4 stelle lusso, fa parte della collezione SLH – Small Luxury Hotels of the World – ha 86 camere, e di queste 60 hanno mantenuto le decorazioni in stile liberty sui soffitti e alle pareti, decorazioni sempre diverse per ogni ambiente. Il restauro infatti ha riportato allo stato originale 1.500 metri quadrati di decorazioni e di pitture in stile liberty. Oltre ai saloni del Teatro, sono stati restaurati i soffitti delle camere nei 4 piani dell'edificio dove alcuni dipinti erano scomparsi coperti da molteplici strati di pittura; altri erano nascosti sotto contro-soffittature, altri ancora erano stati addirittura martellinati per fare aderire i nuovi intonaci. L’ intervento per i restauri è durato 18 mesi ed è stato operato dalla società S0S Art. Ad arricchire il complesso piano gestionale previsto dalla proprietà, è arrivato da un mese lo chef Guido Haverkock con il maitre Matteo Trolese; la coppia proviene dal Ristorante Castello Banfi di Montalcino dove Haverkock ha guadagnato una stella Michelin. Il Ristorante i Portici ha 30 coperti; il decoro alterna la versatilità del nero alla purezza del bianco: l’arredo è contemporaneo ma l’ambiente risulta romantico ed è aperto al pubblico esterno di sera, (chiuso domenica e lunedì); il lunch invece funziona esclusivamente per i clienti dell’hotel.
Guido Haverkock, dopo la sua lunga permanenza a Montalcino, accetta la sfida della grande città. E sarà veramente una sfida perchè la gastronomia bolognese, così apparentemente avvantaggiata dalla ricchezza dei prodotti eccellenti della regione, è in realtà da tempo appiattita ed appannata. Questo giovane chef potrebbe finalmente portare un’aria nuova in città. Guido Haverkock, nato in Westfalia  35 anni fa nella piccola città di Heek, è stato allievo prediletto di Heinz Beck alla Pergola dell’Hotel Hilton di Roma dove era il suo secondo nella brigata. Di quella esperienza dice: ”A Roma, da Beck, ho imparato che tutto deve essere al top. Ho avuto la libertà di sperimentare e ‘sciupare’ un po’ di cibo per trovare piatti nuovi”. Haverkock e Matteo Trolese sono preparati, professionali, giovani. Matteo, 28 anni originario di La Spezia, funge da sommelier oltre che da maitre e crede fortemente in questa nuova avventura. Guido Haverkock unisce istinto ed immaginazione alla perseveranza nordica. La sua mano è leggera e sapiente. Anche se molto giovane, può dire:” Sono vent’anni che mi dedico a questa professione. Penso che gli abbinamenti e i sapori siano già stati tutti fatti: c’è ben poco da inventare, anche se occasionalmente vengono lanciati dei trend. Io credo molto in una moda che per me non è mai passata: l’ottimo prodotto cotto nel modo giusto. Adoro il rispetto del prodotto che non va mai manipolato. Con la materia prima che utilizzo per gli altri, mi comporto come farei per me e la mia famiglia…”.
Filosofia di chi ha saputo trovare legami tra culture diverse, interpretate col pieno rispetto: “In Toscana ho scoperto che le mie radici sono meno lontane di quel che si potrebbe pensare; in Westfalia abbiamo il cavolo nero e la minestra di patate… usiamo un po’ di costole di maiale per insaporire. Qui ho creato il cappuccino di cavolo nero, con uovo affogato e tartufo bianco, accompagnato da chips al forno. A Bologna ho invece scoperto che c’è ancora più somiglianza tra le due cucine. L’uso del maiale è fondamentale e mi interessa molto. Per i Portici ho scelto la “mora romagnola”, una razza quasi estinta che vive all’aperto e si nutre di quello che trova…sapori che poi ritroviamo noi nella carne. Poi ci sono le mucche…la bianca modenese di cui usiamo il parmigiano…la selvaggina quando è di stagione. La pasta la facciamo noi a mano e i ripieni sono sempre un’esperienza inedita”.
Noi abbiamo assaggiato: ostrica gratinata su doppio letto di foglie di spinaci con intatti tutti i profumi del mare, un perfetto filetto di rombo chiodato su misticanza al melograno con gallinacci all’erba cipollina e panna acida con nido di patate viola (Chardonnay 2007 Jermann). Ci è piaciuto di meno il risotto ai crostacei con pomidorini e dragoncello (Conte della Vipera 2006 Antinori). Il medaglione di cervo su ragu di topinambur con salsa ai lamponi e cipolla rossa al forno è un riuscito incontro con la cultura d’oltralpe (Nobile di Montepulciano 2004 Avignonesi), più scontato il tortino al cioccolato fondente, anche se personalizzato dal gelato agli agrumi e salsa al miele (Sauternes 2000 Chateau Piada). Pane della casa con lievito naturale, al dragoncello, al sale, al finocchio.


Opinioni Ristorante I Portici Bologna (1)

  1. Roberto Carini

    Recensione

    5 / 5

    Ristorante elegante e raffinato con un servizio eccellente! Il locale è stato ricavato in un teatro e questo lo rende ancor più affascinante. Deliziosa cena con la mia compagna, piatti ricercati con note di originale innovazione. Esaustiva la carta dei vini. Menù semplice ma molto ricercato.

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