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Trattoria C'era una volta di Bologna

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  • Trattorie
  • Specialità: pasta tirata al mattarello
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Trattoria C'era una volta di Bologna: ecco cosa scrivono i nostri segnalatori

Se sfogliamo il dizionario del dialetto romagnolo, alla voce “arzdora” troviamo il significato di reggitrice, massaia, colei che presiede al governo della casa. La parola esprime il senso positivo di un’instancabile operosità unita alla capacità di essere il fulcro della famiglia. Senza di essa nulla va avanti nella routine domestica; a tavola è lei che dobbiamo ringraziare mentre ci accingiamo ad assaporare i gusti della tradizionale cucina casalinga. Patrizia Roncarati incarna perfettamente l’anima dell’arzdora, anzi lei è l’arzdora di “C’era una volta”. Se le sue origini sono ferraresi, sia per i natali sia per gli insegnamenti che bisnonna, nonna e mamma le hanno trasmesso in cucina, una volta uscita dal guscio domestico, Cupido l’ha sospinta verso la Romagna, così che potesse ampliare le sue conoscenze con quelle della tradizione emiliano-romagnola. Ne è nata un’esperienza unica che da pochi mesi è diventata il senso della sua trattoria che porta in tavola per l’appunto ciò che “c’era una volta”. Dall’antipasto semplice di salumi nostrani con piadina al testo, alla sfoglia tirata al mattarello che domina i primi tra i quali scegliere tagliatelle, tortelloni o ravioli ma anche maltagliati ai fagioli o pappardelle. I secondi, ai quali pensa il marito Fabrizio Gentilini, variano tra carne alla griglia, fiorentina, filetto, castrato e stufato di fagioli con cotiche e salsicce. Giocare con i fuori menù è quanto più diverte Patrizia
che realmente pensa: "Quand l’azdora e el mazler is metan d’acord, i fa di magné special e i tal disan quand’ t’ariv". Quindi le sorprese sono sempre in agguato, ed ecco che, la domenica, ad esempio, non mancano i tortellini in brodo o i passatelli e il bollito con le relative salse. I dolci naturalmente sono assolutamente fatti in casa e tra una sfoglia e l’altra ci pensa Patrizia a preparare torta di mele o di pere e zuppa inglese. Il locale comprende una cinquantina di posti a sedere interni e una quindicina sotto la veranda estiva, dirimpetto ad una delle più antiche vie transappenniniche che fin dall’evo antico collegavano il lato tirrenico a quello adriatico della penisola. Infatti, ci troviamo nella valle dell’Idice nella zona del Monte Bibele, noto per la ricchezza di risorgive che hanno favorito l’insediamento umano. Proprio per questo motivo qui si c’è uno dei più famosi siti archeologici di natura Celtica che conseguentemente ha dato vita al Museo “Luigi Fantini” di Monterenzio. L’arzdora non si riposa mai a parte le ferie estive a cavallo del Ferragosto, quindi da lunedì a domenica è possibile sedersi al tavolo della sua cucina, magari prima o dopo aver visitato quanto la natura rigogliosa del posto e la sua storia abbiano da raccontare.
 


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